sabato 9 maggio 2015

Red Bulls-City, primo derby di calcio a New York - 1


Foto meetup.com

Un altro derby. L'ennesimo. Ma con un fascino tutto particolare. Dopo Yankees-Mets nel baseball, dopo Knicks-Mets nella pallacanestro, dopo Giants-Jets nel football, dopo Islanders-Rangers nell'hockey su ghiaccio New York si appresta a vivere una sua stracittadina anche nel calcio. 

Succede nella Major League Soccer, il massimo campionato americano: domenica 10 maggio i Red Bulls occuperanno una metà campo dello stadio, i neonati New York City l'altra (per la cronaca: si gioca all'una di notte di lunedì 11 maggio ora italiana). Una rivalità nata lontano dal rettangolo verde che vede coinvolte due icone del capitalismo mondiale. E che potrebbe consolidare la crescita - se non addirittura la definitiva consacrazione - del soccer in uno dei (pochissimi) paesi dove ha dovuto sgomitare per imporsi all'attenzione del grande pubblico.

Le origini. Non fosse altro che sulle banchine del suo porto attraccavano frotte di barconi carichi di espatriati e di speranze, l'area metropolitana di New York è tra i luoghi di culto del calcio negli States: del resto, è opinione comune che siano stati i migranti dall'Europa registrati a Ellis Island, porta principale sull'America per chi solcava i cavalloni dell'Atlantico, i primi a diffondere nel tardo Ottocento il football - nome con cui gli statunitensi designeranno tutt'altro sport - a queste latitudini.

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Parimenti all'Inghilterra di metà secolo, il calcio è ben lontano dall'essere inquadrato nell'ambito di un disegno complessivo: ogni città ha le sue regole e non esiste un organo nazionale in grado di sovrastare le autorità locali.

Poi, nel 1884, vede la luce la American Football Association (AFA) a Newark, New Jersey: è la prima federazione calcistica al di fuori del Regno Unito. Che nelle sue vecchie colonie d'oltremare fa riecheggiare l'acceso dibattito tra fautori del professionismo e alfieri del dilettantismo: per difendere le istanze dei club amatoriali nasce la New York State Association al cui interno germogliano nel 1912 i semi dell'American Amateur Football Association (AAFA).

Un anno dopo, pungolate dalle FIFA, le due entità mettono da parte i dissapori e confluiscono nell'United States Football Association (USFA).

Dall'ASL alla NASL. Al principio degli anni Venti prende corpo il primo campionato di calcio a livello professionistico: si chiama American Soccer League (ASL) e include le grandi città della costa orientale. Anche New York, ben rappresentata da due omonime delle grandi squadre di baseball e football - gli Yankees, che sconfiggono gli scozzesi del Celtic in un'amichevole di lusso nel 1931, e i Giants, vincitori del titolo nazionale in quello stesso anno.

Fallita sulla scia della Grande Depressione del 1929, la ASL è presto rimpiazzata da un'altra lega con lo stesso nome, ma rivolta ai club semiprofessionistici: alcune partite giocate nell'ottobre del 1952 allo Yankee Stadium vengono trasmesse dall'emittente newyorkese WPIX. Il calcio debutta così sul piccolo schermo americano e come già accaduto con baseball e football (quello con elmetti e palla ovale) è nuovamente New York a dare i maggiori impulsi allo sviluppo di uno sport.


Ma è negli anni Settanta che la metropoli per antonomasia ascende a epicentro del soccer: su iniziativa dei fratelli Ahmet e Nesuhi Ertegün dell'etichetta discografica Atlantic Records e di Steve Ross, il magnate della Warner Bros, fanno il loro ingresso nella North American Soccer League (NASL) i Cosmos.

La squadra è una parata di stelle, invero cadenti: i campioni del mondo Pelé, Carlos Alberto e Franz Beckenbauer sbarcano sì in America per far decollare il calcio, ma la carriera è oramai agli sgoccioli. Il giocattolo si rompe nel 1985, un anno dopo la caduta della NASL: entrambi finiscono sommersi dai debiti.

Foto World Soccer
Tempi moderni. Di grande calcio, negli Stati Uniti, non se ne riparla fino a quando il Paese si vede assegnare i Mondiali del 1994: è un rarissimo caso in cui un evento di quella portata funge da traino per la creazione ex novo di un campionato nazionale.

La Major League Soccer (MLS), ispirata alle altre leghe professionistiche americane che non prevedono promozioni o retrocessioni, inizia la propria attività un paio di anni dopo la Coppa del Mondo: New York si assicura la propria presenza con i MetroStars che sfoggiano divise simili a quelle del Milan. Proprio dai rossoneri giunge Roberto Donadoni assieme all'ex difensore di Genoa e Juventus Nicola Caricola per la stagione inaugurale.

Il 2005 è un anno chiave: la franchigia viene rilevata dalla Red Bull, il colosso austriaco dell'energy drink. Che non si limita a sponsorizzare la squadra: la trasforma in un brand. Tutto viene stravolto - colori sociali, logo, persino il nome.

La nuova proprietà subentra proprio nel momento in cui si discute dell'eventualità di far traslocare gli ormai ex MetroStars che finora hanno trovato asilo in una delle cattedrali del football americano come il Giants Stadium a East Rutherford, sobborgo nel New Jersey. Ed è nello stesso stato, nella cittadina di Harrison, che nel marzo 2010 apre i cancelli la Red Bull Arena, gioiellino da 25mila posti e 200 milioni di dollari.


Fonti:
G. Newsham, Once in a lifetime - The incredible story of the New York Cosmos, Grove Press, 2006
A. Markovits e S. Hellerman, Offside. Soccer and American Exceptionalism, Princeton Paperback, 2001

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